Conte ha la responsabilità dell’innesco, Salvini e Berlusconi sono i detonatori di una crisi folle avviata in uno dei momenti peggiori per il Paese. Il taglio del consumo di Gas del 15 % che impone l’Ue e tutti gli altri effetti negativi della caduta del Governo produrranno conseguenze disastrose che certamente peseranno sulle scelte dell’elettorato

MARIO DRAGHI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

di Guido Talarico

La caduta del Governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi reca in calce tre firme: Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. E’ una giornata storica quella di ieri perché sarà ricordata come una delle più basse toccate dalla politica nazionale. Tre importanti partiti decidono infatti di sacrificare le sorti di un governo con un premier della statura di Draghi varato per salvare il paese dalla pandemia e dalla guerra per un calcolo elettorale di modesta entità.

Uno schiaffo all’intelligenza della maggioranza degli italiani che non tarderanno ad accorgersi dei danni che questi tre leader hanno procurato al Paese. Anche quegli elettori vicini al Movimento 5 Stelle, alla Lega e a Forza Italia ben prima del voto toccheranno infatti con mano i danni che la caduta di questo governo produrrà. Alcuni di questi sono quelli già ampiamente preannunciati come il probabile esercizio provvisorio, che produce una grave perdita d’incisività dell’azione di governo, la rinuncia obbligata ai fondi del Pnrr, senza contare i danni finanziari dovuti all’aumento dello spread e ai crolli dei mercati che sin da ieri si sono manifestati in tutta la loro minacciosità. Tutto questo in un momento in cui il paese – è bene ricordarlo – nonostante tutto ha un pil superiore al 3 per cento, cioè da paese in piena fase di crescita.

Ma c’è di più, molto di più, purtroppo. La Commissione Europea – è notizia di ieri –  ha chiesto poteri straordinari per imporre un razionamento obbligatorio del gas, riducendo il consumo del 15 per cento di tutti gli stati membri fino alla prossima primavera, in caso di taglio totale di forniture dalla Russia. E’ la principale misura prevista dal pacchetto “Risparmiare gas per un inverno sicuro”, il piano di emergenza per l’interruzione completa degli approvvigionamenti in vista dell’inverno.

La Russia ci sta ricattando. In caso di interruzione parziale, importante o totale, l’Ue deve essere pronta”, ha spiegato la Presidente Ursula von der Leyen. Quello che la maggior parte degli italiani non sa, e che l’Europa ancora si guarda bene dal sottolineare, è che il gas russo è già quasi stato tagliato del tutto. Il grafico di Bloomberg qui di fianco è alquanto esplicativo. I russi dicono che hanno ridotto le forniture per attività di manutenzione. In realtà è un modo esplicito di fare sentire il loro peso e il loro ricatto. L’elettorato italiano ha contezza di cosa significhi per noi (e per la Germania) un taglio del 15 per cento dei consumi di gas? E’ un taglio che arriverà di certo a brevissimo. E a chi lo toglieremo in Italia? Alle famiglie? Alle imprese? Ai produttori di energia elettrica? E cosa accadrà alla chimica tedesca dalla quale dipendono le sorti dell’industria di mezza Europa? Draghi non ha la bacchetta magica. Ma certo un Governo di unità nazionale bene in sella avrebbe fronteggiato meglio anche in sede europea questo drammatico taglio rispetto a quel che potrà fare un governo incaricato di gestire le attività correnti.

E se alla incapacità di gestire un taglio cosi dannoso sommeremo i danni di cui abbiamo già detto è evidente che da lì in avanti il nostro Paese verrà trattato peggio della Grecia. In questo caso gli elettori italiani con chi dovranno prendersela? La scelta di Conte, nella sua meschinità politica, puntava a conquistare la leadership della parte più estremista e contestatrice del M5S. Il suo calcolo era perdo forse un pezzo del partito, ma quel che rimane e quel conquisto con sette mesi all’opposizione mi è sufficiente ed è roba che gestisco io. La domanda che rimane dopo la giornata di ieri è cosa sperano di guadagnare da questa sortita Salvini e Berlusconi? La coerente Meloni gli fa veramente così paura? E poi, cosa racconteranno ai propri elettori, alle partite Iva e alle imprese del nord, alle banche, alle grandi imprese d’interesse nazionale in questi mesi terribili che faranno da contrappunto alla campagna elettorale? Davvero pensano di guadagnare consenso?

E, infine, c’è da ricordare un’altra questione che rimane per ora irrisolta: possibile che la grande fiducia che ispira una personalità come Mario Draghi vada persa? Non c’è veramente un modo per recuperarla? Certo Draghi non commetterà l’errore di fondare un partito proprio come fece Mario Monti. Ma se una serie di partiti e personalità, che vanno da Gelmini e Carfagna fino a Speranza, dichiarasse come impegno pre-elettorale che in caso di vittoria il premier sarà Mario Draghi, forse un qualche consenso ulteriore potrebbe arrivare. Ma, al momento, sono solo supposizioni, congetture di una notte da fine di un’epoca. Vedremo nelle prossime settimane. Per ora aspettiamo di vedere come va a finire e annotiamo mentalmente che lo spettacolo andato in scena in questi giorni sancisce definitivamente l’incapacità di una repubblica parlamentare così concepita di dare risposte reali alle esigenze della collettività. Una pagina orrenda della nostra storia di cui dobbiamo capacitarci per poi trovarvi rimedio.

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