Visita diplomaticamente non semplice e per questo  importante quella che Sergio Mattarella in Polonia, dove sono ancora vive le scorie della cosiddetta “guerra del grano“, simbolo concreto – come ha scritto Ansa –  della posizione fuori sincrono della Polonia – spalleggiata in pieno dall’Ungheria – che pur sostenendo con rigore l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, in nome della protezione del suo comparto agricolo ha proibito l’importazione di cereali dall’Ucraina.

Provocando l’immediata durissima reazione di Bruxelles: “la politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue e, pertanto, non sono accettabili azioni unilaterali”, ha chiarito un portavoce della Commissione Ue

In questo clima il presidente della Repubblica potrà toccare con mano nei colloqui politici di Varsavia il labile confine tra solidarietà e protezione degli interessi nazionali. Nei Paesi centro-orientali d’Europa è evidente la contraddizione tra uno spinto atlantismo anti-russo e la tiepida adesione alle regole europee. Mattarella avrà un ruolo di ascolto non essendo il responsabile della politica estera del governo italiano, ma è evidente come la sua autorevolezza e la forza del suo convinto europeismo saranno pesati con attenzione anche dal governo conservatore polacco.

L’obiettivo del Quirinale è quello di approfondire un confronto franco e leale per cercare di avvicinare due idee d’Europa attraverso un dialogo che tra Roma e Varsavia procede nonostante le differenze su modi e velocità dell’integrazione europea. Peserà molto sugli incontri italo-polacchi l’avvicinarsi delle elezioni politiche fissate per il prossimo ottobre. I toni della campagna elettorale sono già infuocati in un Paese nel quale la parola sovranismo domina la scena. La crisi del grano ucraino è solo l’ultimo anello di una catena di incomprensioni tra Varsavia e Bruxelles, che si possono riportare all’idea stessa di Stato sovrano e di cessione di poteri, fino al diverso passo nella difesa dei diritti umani.

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