Il progetto del Terzo Polo non si farà più. Andiamo a vedere quali sono le prospettive dopo il divorzio tra Calenda e Renzi

di Corinna Pindaro

Com’è noto il progetto di fusione tra Azione e Italia Viva è andato in fumo. Lo scorso 13 aprile è stato Carlo Calenda, il leader di Azione, a dare l’annuncio via social. “Il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile”, ha detto Calenda. Intanto è ufficiale: alle Europee Italia viva e Azione si presenteranno con due liste diverse.

Al di là delle polemiche la dinamica  appare chiara, in un certo senso ha ragione Renzi quando parla di attacco a freddo ma allo stesso tempo anche lui aveva dimostrato in più occasioni di non credere fin in fondo nel progetto. A inizio anno  l’ex premier ha deciso di concentrare su di se tutte le cariche del suo partito per gestire la fusione nonostante in più occasioni avesse assicurato di voler cedere la leadership a Calenda,  e soprattutto è stata la decisione di Renzi di tentare l’avventura della direzione del quotidiano Il Riformista, comunicata a Calenda solo un quarto d’ora prima di renderla pubblica, a far scattare il campanello d’allarme. D’altra parte le riserve verso il partito unico le aveva esplicitare lo stesso Renzi: “Il vero test saranno le europee del 2024, è chiaro che se andranno male il percorso si interromperà”.  Il progetto è stato interrotto prima, evidentemente Calenda è convinto che gran parte dell’8% che i sondaggi per le Europee ancora pochi giorni fa attribuivano al Terzo polo sono “suoi”.

Ad ogni modo occorre comprendere cosa accadrà adesso. “Certo c’è un problema di fiducia reciproca e su questo bisognerà lavorare perché comunque abbiamo dei gruppi parlamentari comuni”. Separati in casa, dunque, almeno nel breve periodo (anche perché in ballo ci sono circa un milione e mezzo l’anno di finanziamento ai gruppi)

Intanto sia Calenda sia Renzi si guardano intorno per cercare possibili alleati in vista delle europee del 2024, dove si correrà con il proporzionale e toccherà superare la soglia di sbarramento del 4%.

I retroscena di questi giorni dipingono Calenda in avvicinamento con il Pd di Elly Schlein, dopo la rottura con Enrico Letta della scorsa estate e Renzi in avvicinamento a Forza Italia per prendere addirittura il testimone di Silvio Berlusconi riunificando attorno a lui anche la galassia centrista del centrodestra che fa capo a Noi moderati di Maurizio Lupi. Per il momento si tratta di sole supposizioni e, infondo anche un pò surreali. Calenda ha sempre propugnato un centro indipendente disponibile ad allearsi di volta in volta con l’uno o l’altro polo sui temi, mentre Renzi ha sempre immaginato un centro forte alleato con il centrosinistra per rafforzarne l’impronta riformista. Quel che è certo, invece, è che a breve i due si sfideranno sul campo di battaglia delle Europee.

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