Secondo indiscrezioni sembra che Israele sia disponibile ad aspettare finchè   gli Stati Uniti non dispiegheranno nell’area i propri sistemi di difesa aerea  per proteggere le truppe e le basi dislocate tra Emirati Arabi Uniti e Siria

di Emilia Morelli

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato alla nazione e confermato che Israele si sta preparando all’invasione via terra di Gaza. Sul punto Netanyahu ha spiegato di non poter fornire altri dettagli.  “Ci prepariamo all’ingresso a Gaza  non dirò come e quando. Ci sono considerazioni che non sono note al grande pubblico. La data dell’ingresso nella Striscia sarà decisa dal Gabinetto di guerra”, ha detto Netanyahu che ha spiegato che l’invasione ha il duplice obiettivo di “eliminare Hamas e liberare gli ostaggi. Tutti quelli che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre saranno uccisi”.

In relazione a quanto avvenuto il 7 ottobre Netanyahu ha detto che “tutti dovranno dare delle risposte, a cominciare da me. Ma solo dopo la guerra. Il mio compito ora è quello di guidare il Paese in guerra fino alla vittoria”. Il governo israeliano ha poi intenzione di fissare dei giorni di lutto nazionale in commemorazione delle vittime dell’attacco di Hamas.

Il dato di fatto è che l’ordine di attaccare non è ancora arrivato. Probabilmente stanno facendo effetto le pressioni di Joe Biden finalizzate a  ritardare l’invasione, sembra che Israele sia disponibile ad aspettare finchè   gli Stati Uniti non dispiegheranno nell’area i propri sistemi di difesa aerea  per proteggere le truppe e le basi dislocate tra Emirati Arabi Uniti e Siria. Fonti israeliane avrebbero confermato che l’attesa è dovuta anche a ragioni umanitarie e di tutela degli ostaggi ancora tenuti prigionieri nella Striscia.

Se da un lato continua a imperversare la diatriba tra l’Onu e Israele dall’altro, assai più drammatico, continuano a preoccupare le condizioni dei residenti nella Striscia di Gaza. L’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto sapere che 12 dei 35 ospedali presenti nell’area non sono operativi, mentre altri sette devono fare i conti con un afflusso di pazienti ben oltre le proprie possibilità. L’ospedale Al-Shifa di Gaza City, il più grande della Striscia, è a circa il 150% della propria capacità. Intanto continua a salire il bilancio delle vittime palestinesi. In base all’ultimo bollettino del ministero della Sanità di Hamas, sono almeno 6.546 i morti e 17.439 i feriti dal 7 ottobre a oggi. Tra i morti, almeno 2.704 sono bambini. Nelle ultime 24 ore è aumentato di oltre 750 unità il numero delle vittime, principalmente a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti israeliani su Gaza.

Dal punto di vista diplomatico internazionale il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato di non essere intenzionato a effettuare la visita in Israele programmata per i prossimi giorni. Nel discorso fatto al gruppo parlamentare del suo partito, poco prima di dare l’annuncio, Erdogan  ha  dato la sua versione di quanto sta accadendo. Per il leader di Ankara “crimini premeditati contro l’umanità” sono gli attacchi israeliani su Gaza contro i civili, al contrario  i miliziani di Hamas  sono dei “liberatori” che combattono per la loro terra, “e non dei terroristi”. Erdogan ha poi aggiunto: “Non abbiamo problemi con lo Stato di Israele ma non abbiamo mai approvato le atrocità commesse e il suo modo di agire, simile a un’organizzazione più che a uno Stato”.

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