La Conferenza COP 28 conclude i suoi lavori con un accordo che alimenta speranze ma solleva anche dubbi. La questione dei combustibili fossili è finalmente affrontata, ma c’è ancora molto da fare

di Corinna Pindaro

Per la prima volta, il termine “combustibili fossili” trova spazio nei testi della Conferenza sul clima. La locuzione è  comunque menzionata solo due volte, mentre non compare mai la parola petrolio, ma non si menziona il phase-out (uscita), richiesto da 127 Paesi su 198 (compresa l’Ue). Due i passaggi chiave, “Transitare fuori dai combustibili fossili” e accelerare “l’azione in questo decennio critico”. Nonostante l’evoluzione positiva del discorso, l’impegno per eliminare i combustibili fossili non ha ancora raggiunto un punto di non ritorno. Alcuni hanno parlato di un “accordo storico”, mentre per altri si tratta di un “compromesso storico” che, su diversi punti fondamentali, non riesce ad andare oltre gli ostacoli. Così si chiude la Cop 28 di Dubai, durante la quale al centro sono state proprio le polemiche legate ai conflitti di interesse dello stesso presidente, Sultan Al-Jaber.

Nel tentativo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, un obiettivo ampiamente riconosciuto come necessario, il testo finale dell’accordo COP 28 esorta le nazioni a mettere in atto profonde, rapide e durature riduzioni delle emissioni dei gas serra. Tuttavia, nonostante la pressante necessità di agire immediatamente per combattere il riscaldamento globale, si teme che sia stata lasciata troppa flessibilità ai singoli paesi.

Al centro delle discussioni, ci sono gli obiettivi di “Transizione fuori dai combustibili fossili” e di “Accelerazione dell’azione in questo decennio critico”. Sebbene rappresentino passaggi potenzialmente rivoluzionari, la loro formulazione vaga rappresenta secondo alcuni un fallimento nel fornire promesse concrete da parte delle Nazioni.

L’Accordo sottolinea l’urgentissima necessità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C e offre una “Road map to mission 1.5C” per rafforzare la cooperazione internazionale. Tuttavia, secondo Linda Kalcher, Direttore Esecutivo di ‘Strategic Perspectives’ , l’accordo non riesce a fornire il supporto finanziario necessario per la rapida transizione ora richiesta.

Il testo del COP28 ha fatto un passo storico verso la comprensione dell’importanza di eliminare i combustibili fossili. Tuttavia, il processo di riduzione graduale proposto è stato ricevuto con ambiguità da molti, e la necessità di una chiara strategia di abbandono resta urgente.

L’Accordo finale sottolinea l’importanza di triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Tuttavia, non fornisce specifiche su come questi obiettivi devono essere raggiunti nè ci sono riferimenti a quantificazioni come richiesto Altro passaggio è quello sull’accelerazione nelle tecnologie a zero e a basse emissioni. E c’è di tutto: non solo le energie rinnovabili ma anche il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura e l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere (hard to abate) e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio. In questi giorni di Cop, scienziati di tutto il mondo hanno fatto notare che tecnologie come nucleare e cattura e stoccaggio di carbonio comportano diversi limiti, soprattutto se si vuole agire – come il documento finale del bilancio globale sottolinea – già da questo decennio. Nel testo, in effetti, si fa riferimento al fatto che la CCS deve essere utilizzata soprattutto nei settori dove le emissioni sono difficili da abbattere, ma resta il fatto che si aprono le porte al carbone.

A fronte dell’accordo i pareri degli esperti sono discordanti: alcuni vedono progressi sostanziali, altri sottolineano le lacune nell’ambizione e nell’integrità del testo. C’è un consenso generale sulla necessità di un’azione più energica e decisiva per limitare le emissioni di carbonio e per abbandonare i combustibili fossili. La questione non è solo politica, ma coinvolge anche la sostenibilità del nostro pianeta e la salvaguardia delle future generazioni da un disastro ambientale imminente.

Il dibattito sul cambiamento climatico è lontano dall’essere concluso, tuttavia la COP28 ha segnato una tappa cruciale nel dialogo internazionale. Nonostante le mancanze, l’accordo raggiunto a Dubai apre la strada a un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

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