di Ennio Bassi

Nonostante gli appelli umanitari giunti da tutto il mondo, la condanna è stata eseguita e Kenneth Eugene Smith è entrato nella storia come il primo recluso condannato a morte negli Stati Uniti e giustiziato mediante il metodo dell’azoto. L’esecuzione ha avuto luogo giovedì sera  nell’Holman Correctional Facility di Atmore, in Alabama. Questo episodio rappresenta un nuovo capitolo in una pratica che, sebbene abbia registrato una diminuzione significativa delle esecuzioni negli ultimi anni, continua a essere fortemente biasimata e condannata dalle più grandi associazioni umanitarie e dei diritti civili internazionali.

Prima dell’esecuzione, Smith ha incontrato i suoi familiari e il suo padre spirituale, Jeff Hood, per un commovente addio. Hood ha riferito alla stampa di aver assistito a lacrime versate e di aver osservato la profonda paura di Smith nei confronti della tortura imminente, sottolineando che l’imputato era “terrorizzato per la tortura che potrebbe subire“.

Sebbene l’esecuzione fosse originariamente programmata per le sei ora locale, i ricorsi legali tardivi, tutti respinti, hanno causato un ritardo nell’attuazione della pena di morte. Legato alla barella poco prima di ricevere la maschera per l’azoto, Smith pronuncia la sua ultima dichiarazione: “Stasera l’Alabama ha fatto retrocedere l’umanità. Vado via con amore, pace e luce. Grazie a tutti voi per il vostro sostegno. Amo tutti voi.

A questo punto, il gas azoto inizia a riempire la maschera, e secondo testimoni oculari, Smith rimane cosciente per “diversi minuti dall’inizio dell’esecuzione”. Nei due minuti successivi, il condannato “tremava e si contorceva su una barella”. Seguono diversi minuti di respirazione profonda, prima che la sua respirazione inizi a rallentare gradualmente fino a diventare impercettibile agli occhi dei testimoni dei media. Infine, alle 8:25 di sera,viene dichiarato morto.

Le autorità carcerarie, interrogate in conferenza stampa sul motivo per cui Smith avesse manifestato segni di agonia all’inizio dell’esecuzione, hanno risposto che sembrava aver trattenuto il respiro “per tutto il tempo che poteva” e che avrebbe potuto “lottare contro le restrizioni impostegli”. Hanno spiegato che i movimenti involontari e il respiro agonico rientravano nei previsti effetti collaterali associati all’ipossia da azoto e che nulla era fuori dall’ordinario rispetto a quanto previsto. Pertanto, quindici minuti di sofferenza sono considerati parte del processo.

Kenneth Smith aveva 58 anni e aveva ricevuto la condanna a morte per l’omicidio di Elizabeth Sennett, avvenuto nel 1988. Charles Sennett, il marito della vittima e pastore protestante, aveva ingaggiato Smith e altri due complici, offrendo loro mille dollari ciascuno per uccidere sua moglie. Questo macabro piano era motivato dalla volontà di incassare i fondi dell’assicurazione sulla vita di sua moglie, poiché era oberato dai debiti. I tre aggressori avevano brutalmente attaccato Elizabeth con undici coltellate.

Inizialmente, Smith era stato giudicato colpevole e condannato all’ergastolo. Tuttavia, il giudice aveva sovvertito il verdetto, commutando la pena in quella di morte, in risposta alla richiesta dei figli della vittima di vedere giustiziati i colpevoli.

La prima esecuzione era stata programmata per il 2022, con l’utilizzo dell’iniezione letale, ma era stata annullata perché il boia non aveva potuto trovare una vena adatta. Di conseguenza, le autorità locali avevano optato per il metodo della maschera azotata, un sistema precedentemente utilizzato solo in casi di suicidio assistito in Europa.

Gli avvocati di Smith avevano presentato vari ricorsi, sostenendo che l’uso della maschera azotata costituisse una punizione “inusuale e crudele”, contraria alla legge. Avevano inoltre evidenziato il rischio di una morte lenta e dolorosa, poiché la maschera era di dimensioni standard e non garantiva un decesso immediato. C’era anche il timore che il condannato potesse subire un ictus, rimanere in stato vegetativo o in coma, senza però morire.

Nel 2023, sono state eseguite 24 condanne a morte in cinque stati: Texas, Florida, Oklahoma, Missouri e Alabama. Al momento, il braccio della morte ospita circa 2.400 detenuti, ma il numero di condanne a morte e le esecuzioni è in diminuzione da oltre due decenni, sebbene sia stato registrato un aumento nel 2023. Il sostegno per questa pratica sta diminuendo in tutto il paese, con l’eccezione di alcuni stati conservatori nelle regioni del sud-est. Durante il suo mandato, l’ex presidente Donald Trump ha ripreso le esecuzioni federali, ma il presidente Biden ha ripristinato la moratoria. Tuttavia, pochi stati continuano a eseguire le condanne a morte, contribuendo a una percezione negativa degli Stati Uniti in termini di diritti umani, simile a molti paesi che Washington critica per le loro violazioni.

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