I partiti di maggioranza insistono che sia inserito un emendamento nel dl Aiuti quater con il quale si consenta una proroga fino a fine anno del Superbonus. Il governo sembra, però, irremovibile anzi Fazzolari ha sottolineato la necessità di risolvere il problema legato ai crediti d’imposta affinchè non pesi sul bilancio dello Stato

di Emilia Morelli

Una delle prime misure su cui l’esecutivo di Giorgia Meloni ha messo mano è il Superbonus. “Non proroghiamo il superbonus non è quello il problema. Il problema sono i crediti di imposta, stiamo tentando di trovare su questo una soluzione”, ha sottolineato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari infrangendo le speranze dei molti parlamentari che auspicavano a una proroga del superbonus, esplicitamente richiesta in occasione della conversione del dl Aiuti quater.

Fazzolari  è stato estremamente chiaro sulle effettive conseguenze del nuovo assetto della misura: “110% o 90% cambia che l’inquilino che deve fare 10mila euro di lavori prima non pagava niente e ora deve pagare 1000 euro, ma per chi è in difficoltà interveniamo con un apposito fondo. Si confondono i due temi che sono diversi”.

Il governo sembra, inoltre, non voler neppure optare per una proroga parziale riservata a chi abbia approvato una delibera condominiale entro il 24 novembre scorso e presenti una Cilas entro la fine dell’anno. Eppure, la maggioranza insiste e la voce di chi vorrebbe una riapertura dei termini piena, almeno fino a fine anno, si fa sempre più insistente. In questo modo, secondo i partiti in Parlamento che hanno proposto emendamenti al dl Aiuti quater – da Lega a 5 stelle- si riuscirebbe a dare spazio e garantire l’accesso al beneficio anche a chi non sia riuscito a rispettare la doppia scadenza del 24 e 25 novembre.

Il governo, sul punto, però sembra irremovibile. Fazzolari, anzi, ha spostato il focus sul tema della cessione dei crediti:  Dobbiamo trovare un meccanismo – ha detto ancora Fazzolari – per cui le banche possano prendersi questi crediti senza mandare all’aria i conti pubblici. Vale 60 miliardi, non può pagare lo Stato”.

Effettivamente, il problema della cessione dei crediti non è di poco conto in quanto tutte le soluzioni proposte comportano l’effettivo rischio che i crediti, secondo i criteri di Eurosat, finiscano per essere conteggiati come debito pubblico. La strada che sembra voler intraprendere il governo è quindi quella di consentire alle banche di acquistare i crediti fiscali legati alle ristrutturazioni evitando, così, di incidere sui bilanci dello Stato.

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