La natalità è ai minimi storici, per la prima volta il numero dei nuovi nati è sceso sotto le 400 mila unità. Al contempo aumenta il numero degli anziani, anche ultracentenari

di Carlo Longo

Gli indicatori demografici mostrano per l’Italia un quadro preoccupante: la natalità è ai minimi storici e la mortalità è elevata. I dati Istat del 2022 parlano di 7 neonati e più di 12 decessi per 1000 abitanti. Numeri importanti che provocano l’ironia di Elon Mask: “L’Italia sta scomparendo”.

Per la prima volta, da quando sono storicamente disponibili le rilevazioni, il numero dei nuovi nati è sceso sotto i 400 mila, attestandosi a 393mila. Il 2008 è stato l’ultimo anno in cui si è registrato un aumento delle nascite e rispetto ad allora si conta una diminuzione di circa 184 mila nuovi nati. La ragione della diminuzione della natalità è dovuta non soltanto alla rinuncia da parte delle coppie ad avere gigli ma anche al progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).

I dati Istat rivelano, inoltre , che vi è una costante crescita in Italia della popolazione anziana compresi gli over 100. Nonostante il grande numero fi decessi (oltre 2 milioni negli ultimi due anni) il processo d’invecchiamento della popolazione è proseguito. L’età media in Italia è di 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023.  La popolazione ultrasessantacinquenne, che nell’insieme raccoglie 14 milioni 177mila individui a inizio 2023, costituisce il 24,1% della popolazione totale contro il 23,8% dell’anno precedente. E’ triplicato, inoltre, il numero degli ultracentenari. La speranza di vita alla nascita nel nostro Paese è di 82,6 anni ed è in crescita per gli uomini mentre è stabile per le donne.

Meno nati e più anziani in Italia ma anche meno residenti. Secondo i dati raccolti dall’Istat il 1 gennaio 2023 la popolazione italiana è diminuita di 179 mila unità con una riduzione pari al 3%. La tendenza è, comunque, in diminuzione rispetto sia al 2021 (-3,5‰), sia soprattutto al 2020 (-6,7‰), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato un processo iniziato già nel 2014.

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