Il Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro un tempo giudicato ente inutile, è ora stato indicato dalla presidente del Consiglio come il soggetto più appropriato dove studiare un intervento condiviso per il contrasto al lavoro povero e ai bassi salari. Ecco la proposta del Presidente Brunetta
di Ennio Bassi
La scelta di Giorgia Meloni di affidarsi al Cnel nasce dopo che, nei mesi scorsi, il presidente Renato Brunetta aveva candidato il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, dove sono depositati i contratti collettivi e sono rappresentate le parti sociali, come soggetto ideale per affrontare oggetto del confronto tra Governo, opposizioni e parti sociali.
Nella sua memoria Brunetta aveva presentato alla commissione Lavoro della Camera otto proposte. Eccole:
1. La necessità di un profondo e significativo coinvolgimento e confronto con le parti sociali,
2. Non limitarsi all’alternativa salario minimo per legge sì o no, ma affrontare, a monte, i problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori, tra cui i ritardi nei rinnovi contrattuali aggravati dalla crescita del costo della vita e dall’elevato cuneo fiscale, dall’impatto della precarietà, del part-time involontario e del “lavoro povero”.
3. Affrontare il nodo della bassa produttività.
4. Intervenire sul dumping contrattuale che rischia di impattare negativamente sulla qualità della contrattazione collettiva.
5. Contro i contratti pirata, far riferimento al trattamento economico come determinato dal Ccnl di riferimento.
6. Intervenire sui bassi salari dal lato della riforma fiscale.
7. Favorire un pieno sviluppo a tutti i livelli della contrattazione, al fine di rispondere in maniera strutturale, con soluzioni di medio e lungo periodo, alle criticità presentate.
8. Indicare il Cnel come sede del National Productivity Board per l’Italia, previsto da una raccomandazione della Ue. Inoltre viene proposto di rilanciare la connessione tra salari e andamento di impresa. Tra le forme di decontribuzione per le imprese si ipotizza di favorire le forme di partecipazione dei lavoratori, con una più forte legislazione fiscale di sostegno, a partire dalle soluzioni di profit sharing.
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